Paolo Deganello Architetto
Can Rafols dels Caus
Avinyonet del Penedès, Barcelona, Spain.
Anni: 2002/2009
Progetto realizzato
Molte sono le ragioni per costruire una cantina sotto terra.
La prima, la più ovvia, le cantine sono sempre state sotto terra. Oggi molte cantine si costruiscono facendoun grande buco nel terreno, e la terra scavata la si rimette intorno o sopra molti dei nuovi vani costruiti e questa nuova piccola montagna artificiale ci da una fabbrica per il vino piu o meno interrata e più o meno climatizzata. La terra da sempre svolge la funzione di isolante termico. Quanta meno terra protegge gli ambienti della cantina tanto maggiore e il ruolo dell’impianto di refrigerazione artificiale e tanto maggiore è lo spreco di energia necessario per la refrigerazione. Tanto più piccolo è il buco tanto maggiore è l’emergenza della fabbrica per il vino nel paesaggio agricolo,….e tanto più l’architettura si deve esibire, deve mostrare i muscoli e la sua ricchezza ,deve strabiliare, perchè va subito ricordato che le cantine si costruiscono oggi per produrre il vino ma anche e sempre più per dare spettacolo di sè, per invogliare il consumatore ad andare a visitare ..e quindi comprare il vino di quella cantina……..Noi abbiamo costruito l’intera cantina tutta scavata sotto terra, appena visibile, adattata il più possibile al disegno del terreno preesistente, con un progetto che prevede alla fine della costruzione il ripristino… quasi il restauro del disegno del terreno presesistente.
Più di 15 anni fa proposi a Carlos Esteva di scavare una piccola cantina nel cortile della sua antica azienda. Sul contorno a ovest si sarebbero affacciati nella nuova cantina gli antichi vani ancora allora riservati all’invecchiamento del vino. La cantina allora avrebbe dovuto produrre meno di cento mila bottiglie annue. Nel 2000 dopo 15 anni che non ci eravamo mai sentiti Carlos mi telefonò :”vieni a Can Ràfols, ho i soldi, voglio costruire una nuova cantina per la produzione in un prossimo futuro dei miei 95 ettari di vigna, ….dovrà essere ancora tutta sottoterra perchè sottoterra il vino viene meglio”. Le seconda ragione è allora che un vino di qualità qual’è quello di Can Ràfols “viene meglio” se prodotto e invecchiato, sia in bottiglie che in barriques, nel microclima dato dalla roccia calcarea di Can Ràfols, che è parte di quella terra e parte fondamentale dei sapori di quel vino. C’è una qualità del prodotto che deve coincidere con una qualità complessiva del progetto di architettura ….e questa è la terza ragione : e il progetto è pensato a partire dalle storie di quel territorio,dalla sua storia geologica contrassegnata da una faglia, cioè una frattura del complesso roccioso che ha generato vaste pareti liscie quasi verticali, e dalla sua storia antropica con tutti i segni della sua antica coltivazione.
Questo progetto è il risultato di una difficile ma intensissima collaborazione tra un progettista e un committente intelligente , appassionato e creativo, fino ad essere di fatto a tutti gli effetti autore insieme a me di questo progetto.
Abbiamo scelto un terreno prossimo all’antico insediamento individuando nel vecchio laboratorio di analisi quale elemento cerniera tra il passato e il nuovo.Il terreno prescelto è ricco di preesistenze significative: un “giardino romantico recintato con muri in pietra intonacati, un antico “camino “ affiancato da un filare di mandorli che sale verso la collina e da la forma allo spazio antistante all’ingresso, l’invaso prosciugato di un antico deposito
di acqua, due bellissime palme, una macchia di pini altissimi,dei muri in pietra di sostegno che gradonano il terreno, un altra serie di muri di cinta che corrono lungo la pietra affiorante delle pareti della faglia. Il rilievo delle preesistenze è stato completato con un rilievo tramite carotaggi dell’andamento della roccia.Con una discreta approssimazione conoscevamo l’andamento della roccia e leggevamo con chiarezza il sovrapporsi dei due disegni quello dato dalla roccia e quello dato dall’uomo fin’ora sempre molto rispettoso del disegno della roccia nel tracciare la viabilità, nel recintare i terreni ,nel sostenerli con murature, nel localizzare la vegetazione.
A questi due disegni abbiamo sovrapposto il ciclo produttivo del vino cercando di continuare e non distruggere la storia di questo luogo.Il più possibile sono le pareti di roccia,ripulite della terra sedimentata, che chiudono i vani progettati . E’ la roccia col suo andamento complesso e contradittorio che da la forma dei tre grandi vani che a diverse quote da quota +106 a quota +92 accolgo l’intero ciclo e dove la roccia non arriva alla copertura, rispettando il più possibile l’andamento della roccia crescono dei muri in cemento a vista a sostegno del contorno delle coperture. Dove invece la parete di roccia va oltre la copertura, come nella parete nord del Magazzino, un taglio alto 50 cm profondo 40cm realizzato con un flessibile permette l’appoggio direttamente alla roccia della
copertura.
Le coperture sono tutte realizzate con componenti prefabbricati.Era una sfida che si è rivelata vincente. Anche una architettura che ha un disegno caratterizzato dall’assenza delle semplificazioni geometriche, tipiche del manufatto prefabbricato, può utilizzare vantaggiosamente elementi prefabbricati qui intenzionalmente lasciati a vista.. La copertura della sala barriques è realizzata con travetti prefabbricati normalmente usati nei ponti, la copertura della sala depositi e del magazzino a quota +92 e fatta con plache alveolari lunghe fino a quasi dodici metri ,Travetti e plache posate,una per una sulla travatura, con la gru, sono poi ricoperte da un placa di compressione che unifica la copertura.E chiaro che tra il disegno geometrico del manufatto prefabbricato e il disegno dettato dalle preesistenze si creano dei vuoti,degli sfridi, e, come se fosse uno stucco, vengono questi riempiti da elementi di raccordo realizzati con tecniche edilizie tradizionali,cioe con gettate di “ormigon” con la funzione appunto di risolvere la continuita tra i due disegni quello geometrico del prefabbricato e quello organico dettato dalle preesistenze.
Questa è una architettura fatta di pietra ,acciaio ,cemento gettato e prefabbricato e luce naturale,una luce tenue che fuoriesce da lucernai triangolari lungo la parete perimetrale in cemento studiati in modo che mai il raggio raggiunga surriscaldandolo l’acciaio dei depositi. Le coperture seguono abbassate di circa un metro l’andamento originario del terreno,le pilastrature, sempre il minimo necessario per non condizionare l’agibilita degli ambienti con i “toros”(carretiglias elevadora), sono posizionate non in funzione di allineamenti lineari ma in funzione della più razionale riparitzione della larghezza dei vani e dell’andamento del terreno sovrastante. Le piante risultanti hanno una forma non geometrica che è la risultante specifica dell’incontro tra il disegno della roccia, le preesistenze del terreno e il disegno del ciclo produttivo. Nella sala barriques,interamente scavata nella roccia per ottenere il microclima ideale per l’invecchiamento in barriques, ci sono tre soli enormi pilastri di ml.1,20 di diametro in cemento, di diversa altezza(metri 6, metri 7, metri 8, per rispettare l’andamento del terreno e sono non allineati ma posizionati ognuno al centro dello spazio di pertinenza da coprire a quella quota. Allinearli sarebbe stata una inutile forzatura verso una geometrizzazione del manufatto che non risolveva nessun problema costruttivo e rimandava a quel disegno “da garage interrato” che i progettisti consideravano il rischio in cui non si doveva cadere.
Analogamente la pilastratura della sala depositi è un disordinato bosco di pilastri di cemento bianco attraversato da una passerella di acciaio. La cantina è progettata per essere visitata. Il percorrso che si apre con la porta im pietra al centro dell’ingresso,
con ai due lati le grandi porte per lo scarico delle uve durante la vendemmai.è lo stesso percorso che fanno i tecnici dell’azienda quando intervengono sulle botole dei depositi. La passerella ha una fascia centrale pavimentata in doghe di plastica riciclata,riservata ai visitatori ,e due fascie laterali pavimentate in elementi di acciaio prefabbricati per le lavorazioni sui depositi.Il percorso dei visitatori e quello dei tecnici della cantina coincidono..La passerella sostiene sottostanti tutte le tubazioni per la circolazione del vino e delle alimentazioni,arriva alla vetrata che chiude la sala barriques,il visitatore può entrare e vedere la sala barriques dall’alto,scende poi la scala, arriva a quota +100 , si infila in un taglio nella roccia che lo porta sulla seconda grande sala dei magazzini dove accatastate in gabbie metalliche sta il vino in bottiglia ad invecchiare e percorre una rampa lungo la parete di faglia di roccia ,questa semplicemente liberata dal terreno, ripulita e lasciata nella sua configurazione originaria…. . il Carlos Esteva la sua pietra l’accarezza come se fosse
un velluto….. La rampa che porta i visitatori ai magazzini con le ceste di bottiglie(realizzato per ora solo al rustico) porterà i visitatori fino ad una grande vetrata a quota +92 che chiude la sala di imbottigliaggio dove come in un ristorante con la cucina vetrata, vedono realizzarsi tutto il ciclo automatizzato che trasforma il vino in bottiglia di vino. La spina dorsale funzionale e vissuta di tutto il progetto è questo percorso che offre al visitatore l’opportunità di seguire e conoscere l’intero ciclo di trasformazione delle uve che entrano a quota 106 e per caduta, di fase in fase, si trasformano in vino in bottiglia a quota 92.L’altra parete della sala di imbottigliaggio è anch’essa vetrata e sta davanti a ad una vigna che conclude il progetto.Lo spettacolo sta tutto nel tentativo di dare al visitatore la coscienza di stare dentro quella terra ,nel ventre di quella cantina che fa il
vino Can Ràfols dels Caus.