Paolo Deganello Architetto
Abitare Italia: Icons of Italian Design, Porto Design Biennale, Portogallo
Fundação da Juventude, Porto, Portogallo.
Anno: 2019
Progetto realizzato
PORTO DESIGN BIENNALE
In collaborazione con Maria Milano
"Abitare Italia: icone del design Italiano" non vuol essere nè una iconica selezione di prodotti nè una più o meno veloce e sintetica storia del design Italiano ma un racconto per progetti, prodotti e anche proposte di design, molti, ma non tutti, acquisiti come icone che hanno contribuito attraverso il design a definire l’”abitare Italia” ieri ma anche oggi. Lo storico dell’architettura Manfredo Tafuri ci proponeva di considera il passato mai definitivamente passato, mai “dato per giudicato una volta per tutte bensì piuttosto assimilabile a un campo di forze le cui potenzialità sono riattivabili e in grado di trasformare (“inquietare” direbbe Tafuri) il presente”.(da Marco Biraghi “L’architetto come intellettuale “Einaudi 2019) Vorremmo che gli studenti e i giovani progettisti fossero stimolati da questi progetti, molti del passato, alcuni del presente, a guardare “inquieti” e a interrogarsi sul “ loro presente” per trovare in questi progetti “un campo di forze le cui potenzialità sono riattivabili per aggredire questo loro drammatico,inquinato, presente. La mostra inizia con un prototipo di radio disegnato dall’Architetto Franco Albini nel 1938 per il soggiorno della sua casa . E’ un progetto che si interroga su quale può essere il compito del design e arriva a mostrare la “bellezza” dei nuovi componenti della tecnologia Moderna e la positività delle sue innovazioni . La mostra si conclude con progetti, proposte istituzionali, prodotti della contemporaneità italiana, che usano il design per mettere in discussione le diverse positività di quel passato. Facciamo vedere alcuni esempi dove è la nostra disciplina di progetto che si impegna per la riduzione di quel degrado ambientale che quel passato ha inequivocabilmente generato. Non è questa ne la mostra di uno storico ne di un critico del design ma di un progettista che continuamente rimette in discussione la sua disciplina . Proponiamo il riuso del già prodotto invece di perseverare nel promuovere l’“ usa e getta” e coltivare la mistica del nuovo . Teniamo ben presente la iniqua distribuzione delle risorse e dei beni e mostriamo il tentativo degli esclusi di appropriarsi dell’ autonomia di progetto e di prodotto. Privilegiamo una innovazione tecnologica di materiali e processi che riducano lo spreco di energie e risorse e ci liberino da plastiche indistruttibili. Ci può essere un design che ricerchi una nuova bellezza di merci e utensili progettati con queste finalità? La nostra “speranza progettuale” che ci ha guidato in questa mostra è che i nuovi cultori della nostra disciplina trovino ragioni per identificarsi con queste finalità, si inquietino come direbbe Tafuri, per poter contribuire alla sempre più urgente conversione ecologica delle merci.